lunedì 25 luglio 2011

CONSIGLIO DI STATO CONFERMA MULTE ANTITRUST A MEDIAMARKET

Il Consiglio di Stato ha confermato due sanzioni che nel 2009 l'Antitrust ha comminato alla società Mediamarket. Il primo caso riguarda i messaggi pubblicitari (tramite spot telefonici e radiofonici e depliant) con i quali la società annunciava la promozione del maggio/giugno 2008 intitolata "Gli Europei che vorrei - Vinci fino a 5 volte il valore del tuo acquisto", presso i punti vendita Mediaworld. Negli spot non si evidenziava che la possibilità di vincita era limitata all'acquisto di determinati prodotti, appartenenti a specifiche categorie merceologiche, e non a qualsiasi acquisto effettuato presso i punti vendita; scarsa chiarezza su questo aspetto anche nei depliant. Per questi motivi l'Agcm ha deliberato una sanzione di 100.000 euro alla società Mediamarket.

Il Tar del Lazio, prima, ed il Consiglio di Stato, dopo, hanno confermato il giudizio dell'Agcm, condannando la società al pagamento delle spese. Secondo i giudici amministrativi la pubblicità deve contenere tutti gli elementi utili ad orientare le scelte del consumatore e, pertanto, la possibilità di prendere visione all'interno dei punti vendita del regolamento completo di tutte le indicazioni non toglie l'ingannevolezza del messaggio. Non può essere addebitato all'utente l'onere di farsi carico della negligenza dell'operatore nella formulazione del messaggio pubblicitario.

La seconda vicenda riguarda le modalità di vendita di prodotti on line adottate dalla Mediamarket tra il 2008 ed il 2009, per un periodo di almeno 9 mesi. Oggetto di contestazione sono stati tre aspetti:
- tempi di spedizione e consegna. Le informazioni fornite sul sito erano poco chiare, in quanto lasciavano presupporre che i tempi indicati decorrevano dalla conferma via e mail dell'ordine e non dalla consegna al corriere da parte della società, come avviene quando il cliente adotta determinate forme di pagamento (bonifico, carta di credito, bollettino di conto corrente postale etc) e l'invio è condizionato dalla verifica dell'effettivo pagamento da parte del consumatore. Si tratta di un aspetto rilevante se si considera che i tempi per tale verifica possono arrivare fino a 9 giorni e che per alcuni termini abbreviati di consegna veniva richiesto un supplemento significativo;
- procedura per i reclami. Il sito e le email di conferma non fornivano alcun elemento al riguardo, in contrasto con il codice del consumo, che stabilisce l'obbligo - nel caso di contratti a distanza - di chiarire i diritti del consumatore e le modalità per la risoluzione delle controversie e per ottenere eventuali rimborsi. Le segnalazioni dei ritardi sono state numerose e solo in un numero ristretto di casi la società ha provveduto a rimborsare i clienti;
- informazione ai potenziali clienti sull'eventuale indisponibilità di un prodotto. Sono emersi casi in cui la temporanea indisponibilità del prodotto non era segnalata sul sito.

L'Antitrust ha ritenuto che tali pratiche incidano su aspetti essenziali delle vendite on line, utilizzate dai consumatori soprattutto per le caratteristiche di immediatezza, convenienza, minor dispendio di tempo ed anche per la possibilità di ricevere a domicilio il prodotto acquistato. Per questi motivi è stata deliberata una sanzione complessiva di 180.000 euro, che tiene conto sia di precedenti violazioni del codice del consumo da parte della stessa società sia del comportamento collaborativo dell'azienda, che ha modificato il proprio sito internet dopo l'apertura del procedimento, garantendo maggiore chiarezza sui tempi effettivi di spedizione e consegna.

Anche in questo caso il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato hanno confermato il giudizio dell'Agcm, condannando la società al pagamento delle spese. Secondo i giudici amministrativi le informazioni sul sito internet sui tempi di "evasione" degli ordini avevano un carattere ambiguo, anche perché situate in differenti pagine del sito internet, così da rendere difficile per l'utente medio comprendere esattamente le caratteristiche del sevizio fornito. Analogamente, il cliente non poteva prendere una decisione pienamente consapevole in assenza di informazioni chiare e tempestive sulla temporanea indisponibilità di un prodotto e sui tempi effettivi per la sua consegna.

FONTE ASSOUTENTI

giovedì 7 luglio 2011

MOVIMENTO ANTIPOWERPOINT, "NON BUTTATE I VOSTRI SOLDI"

Danno economico, noia, pochi stimoli alla creatività. Gli svizzeri mettono sotto accusa PowerPoint, diffusissimo software per fare presentazioni. E per far sul serio, fondano anche un partito politico. L’Anti PowerPoint Party è un movimento internazionale, nato nel maggio del 2011, contro il programma più usato al mondo nelle università e negli uffici per presentare progetti di lavoro. La sua dichiarazione d’intenti è chiara: «Frenare il fenomeno del tempo perso nella economia, nell’industria, nella ricerca e nelle università». Con particolare attenzione al danno economico causato dalle presentazioni con il famoso programma di casa Microsoft.

NOIA - Secondo l’APPP sono oltre 250milioni le persone nel mondo che ogni giorno sono costrette a ricorrere a presentazioni in PowerPoint. In alcuni paesi, gli studenti che non espongono con l’apposito programma del pacchetto Office, ricevono dei brutti voti: «Ma le presentazioni in PowerPoint sono noiose», sentenziano dal partito. Di conseguenza, le motivazioni invece di crescere, vanno scemando. Il ppt (sigla che caratterizza l’estensione del file) inoltre non è solo una perdita di tempo. Le cifre parlano chiaro: 110.000
 milioni di euro buttati al vento ogni anno in Europa.

ALTERNATIVA - Eppure secondo gli svizzeri un’alternativa economica e divertente ci sarebbe: il flip-chart. La vecchia e cara lavagnetta con grossi fogli bianchi permette di esprimere con maggiore convinzione e creatività le proprie idee, senza annoiare il pubblico e senza perdere preziose ore di lavoro per prepararsi. Il ritorno al sistema «analogico», insieme a una buona capacità oratoria, potrebbe essere risolutivo nel 95% dei casi, assicurano dal partito. «Il nostro partito si basa sulla convinzione che il lavoro, in tutti i suoi aspetti, debba essere divertente, compreso il tempo speso per una presentazione da esporre in pubblico», si legge nel manifesto.

REFERENDUM - Il partito, che conta di diventare la quarta forza politica della Svizzera, si presenterà con una propria lista alle prossime elezioni del 23 di ottobre con l’obiettivo di proporre un referendum per l’abolizione del’uso del PowerPoint nelle presentazioni, a favore di altri metodi. Il leader è Matthias Poehm, un ex ingegnere informatico esperto di comunicazione. Poehm sostiene che le spiegazioni correlate da una presentazione elettronica sono molto meno efficaci di quelle che ne fanno a meno. L’ingegnere è anche autore di un libro, best seller, dal titolo «The PowerPoint Fallacy» (L’errore del PowerPoint). Ma non si tratterà, per caso, solo di una trovata pubblicitaria?

FONTE : CORRIERE DELLA SERA