venerdì 27 gennaio 2012

GARTNER: HP IN PROFONDO ROSSO NEL MERCATO PC

Il mercato dei personal computer non sta avendo vita facile in questo periodo. i dati comunicati da Gartner non sono certo incoraggianti visto che nelle classifiche sono state messe in evidenza delle caratteristiche comuni a quasi tutti i produttori leader: il segno “-” colpisce quasi tutti i produttori per quanto riguarda i dati di vendita dell’ultimo trimestre del 2011 negli Stati Uniti.
Crollano infatti HP, Dell, Toshiba e Acer. Preoccupante il -26,1% realizzata dal leader mondiale nella produzione di computer. Da notare, invece, che negli USA i dispositivi Apple stanno avendo molto successo visto che la società di Cupertino ha realizzato un positivo +20,7%.


Company
4Q11 Shipments
4Q11 Market Share (%)
4Q10 Shipments
4Q10 Market Share (%)
4Q11-4Q10 Growth (%)
HP 4,137,833 23.1 5,598,619 29.4 -26.1
Dell 4,020,549 22.4 4,210,000 22.1 -4.5
Apple 2,074,800 11.6 1,718,400 9.0 20.7
Toshiba 1,925,100 10.7 1,968,091 10.3 -2.2
Acer Group 1,756,838 9.8 1,982,477 10.4 -11.4
Others 4,014,644 22.4 3,583,418 18.8 12.0
Total 17,929,764 100.0 19,061,005 100.0 -5.9
 
Nei dati di vendita mondiali dell’ultimo trimestre del 2011 si può notare il crollo di HP e una forte rincorsa da parte di Lenovo alla produzione di computer: HP conclude con un – 16,2% mentre Lenovo ottiene un positivo +23%. Da notare anche la crescita di Asus che si ferma al quinto posto con un +20,5%.
E a questo punto prendiamo in esame i dati di vendita mondiali per tutto l’anno 2011: HP è il produttore leader con il 17,2% di market share (in calo del 3,5% rispetto al 2010). Segue Lenovo al 13% (con una crescita di market share pari al 19,7%).

Al terzo posto troviamo Dell che si mantiene stabile con il 12,1% di market share (in aumento dell’ 1,8% rispetto al 2010). Al quarto posto troviamo Acer con l’11,2% di market share (con un calo del 19,2 della quota di mercato rispetto al 2010).
Al quinto posto troviamo Asus con il 5,9% di market share e una aumento del 9,9% rispetto al 2010

giovedì 26 gennaio 2012

INCHIESTA DEL NYT: QUALI COSTI UMANI DIETRO GLI iPAD?

Operaie Foxconn al lavoro alla catena di montaggio
È il New York Times a far cadere un velo su una realtà al limite dell’incredibile con una lunga e dettagliata inchiesta cui, finora, la Apple, principale committente di prodotti che ne hanno decretato l’inarrivabile successo degli ultimi dieci anni (utili a 13 miliardi di dollari), non ha voluto replicare ufficialmente.

Questa realtà parla di incidenti, spesso mortali, nelle differenti aziende che lavorano per il gigante americano dell’elettronica. Con un’attenzione particolare alla Foxconn, se non altro perché è la più grande fabbrica della Repubblica Popolare (un milione e 200 mila tra operai e addetti) che, oltre a quelli della Apple, assembla i prodotti di industrie come Amazon, Dell, Hewlett-Packard, Nintendo, Nokia e Samsung. La Foxconn, entrata nelle cronache per una «epidemia» di suicidi tra i suoi dipendenti, ha il suo centro nevralgico a Chengdu, metropoli di 12 milioni di abitanti nella provincia del Sichuan, ma ha fabbriche ovunque in Cina e, scrive il New York Times, dai suoi capannoni esce il 40% di tutti i prodotti di elettronica venduti nel mondo con svariati marchi.

Tipica sala antistress in uno stabilimento Foxconn
Basta leggere il cartello che mette in guardia gli operai: «Lavorate duramente oggi o duramente trovatevi un altro lavoro domani». Poi il New York Times elenca con precisione come lavorano i dipendenti: turni sulle 24 ore, sei giorni su sette, 12 ore per turno, senza potersi mai sedere, punizioni per i ritardatari, costretti a scrivere umilianti lettere di scuse, dormitori affollati all’inverosimile.
La Foxconn si difende negando di «maltrattare gli operai» e anzi affermando di «rispettare le leggi della Repubblica Popolare». D’altro canto, la Apple ha varato un codice di condotta aziendale che vieta di servirsi di fornitori che impongano condizioni disumane ai dipendenti. Evidentemente, fa capire il New York Times, non sempre queste condizioni vengono verificate puntualmente. Altrimenti la Foxconn non sarebbe tra i fornitori della Casa di Cupertino. Quando il britannico Mail on Sunday ha pubblicato un'inchiesta sui metodi impiegati in un impianto della Foxconn a Shenzhen (turni infiniti e persino punizioni fisiche, come l’obbligo di fare flessioni in stile caserma), alcuni dirigenti della Apple si sono detti «scioccati: non sapevamo che cosa succedesse davvero in Cina, tutto questo deve essere cambiato».

Poco si può fare per modificare tutto ciò perché i margini per il fornitore sono esigui e possono aumentare soltanto riducendo i costi di produzione. In Cina questo viene fatto a spese dei lavoratori, costretti a turni inaccettabili, a utilizzare prodotti chimici pericolosi, a subire soprusi per lavorare di più e meglio. «Una volta che la Apple ha scelto un fornitore - spiega al New York Times un anonimo (ex) manager - difficilmente si preoccupa se il codice di condotta è rispettato come garantito prima di firmare il contratto». Essenziale per l' azienda di Cupertino e per i suoi fans"melamaniaci" è che gli iPad e gli iPhone siano colorati e perfetti, scintillanti all' interno degli Apple Store, secondario, se non addirittura inessenziale sapere del sudore e della sofferenza nascosti nei circuiti interni.
INCHIESTA DEL NEW YORK TIMES: http://www.nytimes.com/2012/01/26/business/ieconomy-apples-ipad-and-the-human-costs-for-workers-in-china.html?_r=1&hp

PRALINE GRANPERLE FONDENTI SPERLARI POTENZIALMENTE PERICOLOSE

Leaf italia informa i propri consumatori della possibile presenza di corpi estranei all'interno di alcune confezioni delle praline di cioccolato "Sperlari Granperle fondenti con granella di torrone" gr. 160 che appartengono ai soli lotti di produzione L11284 – L11285 – L11287 – L11294 - L11296 – L11300 indicato sul lato della confezione

In via precauzionale, si raccomanda pertanto di non consumare il prodotto nell'immagine e di chiamare il numero verde 800.829.008 per ulteriori informazioni.

ISTAT: VENDITE IN CALO DELL' 1,8%

Vendite in calo a novembre 2011: meno 0,3% rispetto a ottobre, meno 1,8% nel confronto annuale. Il calo delle vendite al dettaglio non risparmia gli alimentari, che rispetto al mese precedente diminuiscono dello 0,8%.


L’indice delle vendite al dettaglio dell’Istat registra a novembre 2011 una diminuzione congiunturale dello 0,3%; nella media del trimestre settembre-novembre 2011 l’indice è diminuito dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti; nel confronto con ottobre 2011, le vendite diminuiscono in misura decisamente più marcata per i prodotti alimentari (-0,8%) che per quelli non alimentari (-0,1%). Rispetto al 2010, le vendite segnalano una flessione dell’1,8%, con una caduta più decisa per i prodotti non alimentari (-2,6%).

La contrazione delle vendite preoccupa i consumatori perché, mentre continuano a diminuire i consumi, al contrario i prezzi “conoscono da tempo una crescita inarrestabile, oggi ulteriormente alimentata dal blocco dei tir e dalla difficoltà di rifornimento degli esercizi commerciali”, affermano Federconsumatori e Adusbef, che stimano più elevata, al 4%, la contrazione delle vendite alimentari durante l’anno. Per le due associazioni, la crescita complessiva di prezzi e tariffe causerà nel 2012 un aggravio di spesa di 392 euro a famiglia solo per il settore alimentare. “Di questo passo – denunciano –  il tasso di inflazione rischia di situarsi tra il 4 e il 5%”.

sabato 21 gennaio 2012

SEGGIOLONE ANTILOP IKEA POTENZIALMENTE PERICOLOSO

"IKEA invita i clienti che hanno acquistato un seggiolone ANTILOP prodotto dal fornitore N. 17389 e con data di produzione 0607-0911 (AAMM – anno e mese) a contattare immediatamente il Servizio Clienti

IKEA ha ricevuto alcune segnalazioni relative all’apertura improvvisa della cintura, con conseguente rischio di caduta.
I clienti che hanno acquistato un seggiolone ANTILOP sono invitati a controllare il numero del fornitore e la data di produzione riportati sotto il sedile.


Se il numero del fornitore è 17389 e la data di produzione è 0607-0911 (AAMM – anno e mese), contatta il Servizio Clienti IKEA al numero verde 800 92 46 46, dalle 9 alle 20, da lunedì a sabato, per ricevere gratuitamente la sostituzione della cintura"


Fonte: Ikea

giovedì 19 gennaio 2012

DOPO 131 ANNI FALLISCE LA KODAK

Eastman Kodak, l'icona della fotografia, è in bancarotta. La storica società, da anni in crisi finanziaria e incapace di lanciare prodotti adeguati alle nuove tecnologie, ha presentato la richiesta per il "Chapter 11", la legge americana che gestisce i fallimenti delle aziende. Eastman Kodak si è assicurata un prestito da 950 milioni di dollari da Citigroup per superare il processo di bancarotta.Il colosso della fotografia è stata costretta a cedere di fronte all'avanzare delle nuove tecnologie, alla mancanza di liquidità e all'incapacità di vendere i suoi brevetti. Nel periodo in cui sarà in amministrazione controllata, Kodak continuerà a operare proprio grazie al finanziamento ricevuto da Citigroup.

"La riorganizzazione punta a rafforzare la liquidità, a monetizzare la proprietà intellettuale non strategica e a far concentrare la società sulle attività di maggior valore", si legge in una nota di Kodak. La richiesta per il Chapter 11 è stata presentata a un tribunale di Manhattan: nella documentazione l'azienda dichiara asset per 5,1 miliardi di dollari e 6,75 miliardi di dollari di debito. Dominic Di Napoli è stato scelta per guidare il processo di ristrutturazione. Il Chapter 11 rappresenta un duro colpo per l'amministratore delegato Antonio Perez: durante la sua gestione Kodak ha bruciato 7 miliardi di dollari di valore di mercato. Eastman Kodak si augura di emergere dalla bancarotta il prossimo anno dopo aver tagliato i costi e venduto parte del portafoglio brevetti.

Disastro Perez
Da quando Perez ha assunto le redini di Eastman Kodak nel 2005 infatti, la società ha accusato perdite ogni anno. Fondata 131 anni fa e con 19mila dipendenti, la Kodak ha messo in guardia sullo stato precario dei suoi conti a novembre, avvertendo che se non fosse riuscita a vendere i suoi brevetti o a raccogliere nuovi capitali avrebbe esaurito la liquidità a sua disposizione.

Colosso della fotografia fino a pochi anni fa, Kodak ha sperimentato una forte crisi mentre tentava di orientare nuovamente la sua attività. I problemi si sono intensificati nel 2001. Lo scorso autunno Kodak ha assunto alcuni consulenti per ristrutturarsi e ha terminato una linea di credito da 160 milioni di dollari, alimentando i timori sulla sua sopravvivenza. Kodak ha tentato per mesi di risanare i suoi conti con la vendita dei brevetti, un processo rallentato dai timori dei potenziali acquirenti sulla eventuale richiesta di bancarotta da parte della società.

FONTE: TGCOM24