martedì 9 agosto 2011

INCENTIVI DECODER, MEDIASET DEVE RESTITUIRE I SOLDI AVUTI

La Corte di giustizia Europea finalmente ha messo la parola fine sugli incentivi stanziati dal Governo italiano per acquistare i decoder per il digitale terrestre: questi stanziamenti costituiscono aiuti di Stato incompatibili con il mercato comune. Le emittenti radiotelevisive che hanno beneficiato indirettamente degli aiuti di Stato sono tenute a rimborsare le somme corrispondenti ai vantaggi in tal modo ottenuti. Lo ha fatto respingendo il ricorso di Mediaset contro la sentenza dello scorso anno che la obbligava a rimborsare non solo l’ammontare degli stanziamenti  statali, ma anche i vantaggi economici derivanti da questa operazione.

Un po’ di storiaI fatti risalgo al 2004-2005 quando il digitale terrestre era solo agli albori. Allora erano pochissimi i canali disponibili in digitale ma il processo di digitalizzazione del segnale televisivo era già stato avviato dalla legge Gasparri: insomma tutti avremmo dovuto comprare prima o poi un decoder per poter continuare a vedere in futuro la tv. Oltre a una robusta campagna mediatica per spingere la gente a comprare un decoder la Finanziaria del 2004 decise di stanziare un incentivo di 150 euro ad ogni utente che acquistasse o noleggiasse un decoder (allora piuttosto costosi) per un totale di 110 milioni di euro; stessi soldi stanziati anche nella Finanziaria dell’anno successivo, dove però si decise abbassare a 70 euro gli incentivi su ogni apparecchio acquistato.

Vantaggi solo per pochi
Soldi pubblici che andarono ad alimentare non solo il mercato dei decoder (in mano allora a pochi produttori) ma che portò non pochi benefici anche alle poche emittenti con un’offerta già sul digitale terrestre: da un lato Mediaset, che già offriva contenuti digitali a pagamento con i canali Premium, dall’altro qualche canale Rai passato in via sperimentale al digitale. Per questa ragione oggi la Corte di giustizia europea ha ribadito che Mediaset dovrà rimborsare gli aiuti stanziati e i le maggiori entrate derivanti dall’aumento dello share

FONTE: ALTROCONSUMO

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