Nel 2010 i servizi di telefonia fissa hanno generato 20,33 miliardi di euro di ricavi lordi, in calo di oltre il 4% rispetto al 2009, con una perdita di quasi un miliardo (1,5 miliardi rispetto al 2008). In calo anche i ricavi della rete mobile: 22 miliardi contro i 22,6 miliardi del 2009 e i 23,44 del 2008. In totale, il ricavo del settore delle telecomunicazioni, in Italia, ha generato 42,33 miliardi nel 2010, in frenata del 3,4% su base tendenziale.
Questo è quanto emerge dalla Relazione annuale dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, presentata oggi a Roma dal presidente Corrado Calabrò. Nel 2010 Telecom Italia nel mercato retail dei servizi di tlc ha registrato per la prima volta un valore inferiore al 50%". L'azienda si è fermata infatti al 48,9% della spesa finale degli utenti di rete fissa e mobile, contro il 51,6% dell'anno precedente.
La quota di mercato è, invece, cresciuta per quasi tutti gli altri operatori: Vodafone dal 20,6 al 21,4%, Wind dal 12,5 al 13,6%, Fastweb dal 4,6 al 4,9%, H3G dal 3,7 al 4,2%. A calare lievemente è solo Bt Italia, che passa dal 2,8 al 2,7%. In crescita costante è il traffico dati: nel primo trimestre del 2011 sono stati consumati 42.143 terabyte (mille gigabyte), il 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2010 (26.915).
Calabrò ha sottolineato il fatto che nel settore delle tlc la concorrenza si sia definitivamente affermata. "Nell'ultimo anno i prezzi del settore sono diminuiti del 5,4%, proseguendo una dinamica che porta a quasi 65 punti, dal 1997, la forbice tra l'indice di tali prezzi, diminuito quasi del 33% e l'indice nazionale dei prezzi e servizi, cresciuto di oltre il 31%. Un aumento del potere di acquisto e di scelta per il cittadino, in controtendenza con tutti gli altri servizi, regolati e non. Nessun altro Paese europeo è così virtuoso. E il percorso di discesa delle tariffe di terminazione sulle reti mobili - elaborato sulla base del modello europeo - porterà a ulteriori sensibili riduzioni nel prossimo triennio".
Ma l' Italia è spaccata in due, nella rete mobile, il primato acquisito in Europa sulla diffusione del telefono cellulare si sta trasferendo anche sulla banda larga mobile per il traffico dati (diffusione del 35%). Vantiamo il dato più elevato di diffusione degli apparecchi idonei a ricevere e trasmettere dati in mobilità (dagli smartphone - circa il 30% del totale dei telefonini - alle chiavette USB).
Nella rete fissa, invece, la situazione è quasi ferma, sebbene oltre 5 milioni di linee siano attive in unbundling e nonostante il miglioramento della qualità della rete. La penetrazione del 22% della banda larga fissa migliora il dato del 20,6% dello scorso anno ma rimane indietro rispetto alla media EU del 26,6%. La percentuale di "case" connesse è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%. Esiste ancora un 4% di digital divide da colmare, cui si aggiunge circa il 18% della popolazione servita da adsl sotto i 2 Mbit/s.
Nei primi tre mesi di quest'anno le Sim-dati sono salite del 27% raggiungendo i 17,6 milioni, contro i 13,8 milioni del primo trimestre 2010. In crescita anche i ricavi televisivi che, grazie al contributo crescente della pay-tv, sono ammontati l'anno scorso a 8,97 miliardi di euro (+4,5%), con un buon risultato anche per il fatturato della tv gratuita cresciuta a 5,66 miliardi dai 5,42 del 2009. La pay tv, tra satellitare e digitale terrestre, ha superato i 3,3 miliardi di euro.
Ed è boom dei social network. Calabrò ha ricordato che ovunque i social network "stanno cambiando la società, il costume, le forme di democrazia, l'uso dei diritti", come dimostrano le vicende del Nord Africa e del Medioriente, ma gli italiani restano sostanzialmente tele-dipendenti quando si tratta di informarsi. "Nonostante le nuove tecnologie/piattaforme frammentino l'audience e spostino l'attenzione sulla rete - e benché gli italiani siano fra i più avidi consumatori di social network - il caso Italia - rileva il presidente dell'Agcom - evidenzia come sia ancora la tv il veicolo di gran lunga prevalente per l'informazione: quasi il 90% nel 2010; poi vengono i quotidiani col 61%; Internet è per ora soltanto al 20%".
Per quanto riguarda il copyright, "è universale la richiesta di una nuova disciplina attestata sulle nuove frontiere della tecnologia - ha detto Calabrò - Disciplina tanto indispensabile e indifferibile quanto di difficile e delicata attuazione per la necessità di salvaguardare contrapposte libertà. Una disciplina a livello sovranazionale, come vado sostenendo da anni". "Sono settant'anni che in Italia si attende la riforma della legge sul diritto d'autore. Basterebbe comunque una norma - una sola, ben calibrata norma di legge - a consacrare a livello di legislazione primaria principi-guida equilibrati, praticabili e condivisi, con l'attribuzione a questa Autorità di poteri d'intervento più definiti".
Per quanto riguarda le regole per la nuova rete, terreno di scontro tra ex monopolista e concorrenti, Calabrò sottolinea che "é in consultazione una combinazione di rimedi attivi e passivi con un approccio innovativo che pone l'Italia nel solco delle best practice europee". Calabrò si sofferma sul fatto che i cosiddetti over the top (Google, Facebook, Apple etc) "non sono vincolati ad investimenti in infrastrutture" e "non pagano un pedaggio proporzionato al valore che estraggono dalla rete": pertanto "il primo passo è la ricerca di accordi tra le parti, anche sul livello di servizio, con la trasparenza necessaria per garantire i diritti degli utenti. In difetto, il problema passerà sulle spalle del legislatore e del regolatore".
La relazione completa: http://www.agcom.it/Default.aspx?message=visualizzadocument&DocID=6478
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